pubblichiamo un nuovo articolo realizzato da Chiara Bertocco, laurea in Fisioterapia, Master in Linfologia Dr. Vodder School International Certificated Therapist, lavora nei Centri del Gvdr.

Aqua Lymphatic Therapy – The Tidhar Method© – Aqua Lymphatic Therapy – Metodo Tidhar©

L’Aqua Lymphatic Therapy (ALT) è una metodica innovativa ideata dalla Fisioterapista Israeliana Dorit Tidhar nel 2002 basandosi sui principi degli esercizi riabilitativi da Casley-Smith.

La Terapia consiste nell’esecuzione in ambiente acquatico di esercizi specifici per i problemi e disfunzioni linfatiche in abbinamento a tecniche di respirazione e automassaggio. Il metodo aumenta l’efficacia della terapia di decongestione combinando i principi anatomici del sistema linfatico e le caratteristiche fisiche dell’ acqua (temperatura, galleggiamento, pressione idrostatica e viscosità).

La temperatura dell’acqua deve esser compresa tra i 29 ° C e i 33 ° C poiché tali temperature consento di eseguire i movimenti lentamente, in modo sicuro senza causare un aumento dell’edema. La spinta di galleggiamento permette di svolgere gli esercizi e l’automassaggio con il minimo sforzo senza sovraccaricare le articolazioni. La pressione idrostatica dell’acqua aumenta il flusso linfatico e venoso riducendo l’edema.

 I pazienti possono sfruttare un nuovo strumento, divertente e sicuro, per mantenere e ottimizzare i risultati ottenuti dopo la terapia intensiva di decongestione; inoltre questo metodo fornisce l’opportunità di un auto trattamento che può migliorare la cura di sé, la socializzazione e l’autostima. Ai pazienti viene riservato un ruolo estremamente attivo nella terapia: insieme al terapista ALT infatti, viene steso un piano di trattamento individuale, monitorato costantemente tramite misurazioni degli arti edematosi.

Bibliografia:

  • Shimony A, Tidhar D. Aqua Lymphatic Therapy in Managing Lower Extremity Lymphedema- A reply to the editor. J of Am acad dermatol. 2008 in press.
  • Tidhar D, Shimony A, Drouin J. Aqua Lymphatic Therapy for Post Surgical Breast Cancer Lymphedema. Rehabilitation Oncology 2004; 22(3); 6-14.
  • Dorit Tidhar & Michal Katz-Leurer, Aqua lymphatic therapy in women who suffer from breast cancer treatment-related lymphedema: a randomized controlled study, Received: 30 November 2008 /Accepted: 19 May 2009 Support Care Cancer DOI 10.1007/s00520-009-0669-4
  • Dorit Tidhar, Aqua Lymphatic Therapy – An Alternate Approach to Controlling Lymphedema, National Lymphedema Network, Vol 24 n-1. Jan-Mar 2012
  • Yeung W, Semciw AI. Aquatic Therapy for People with Lymphedema: A Systematic Review and Meta-analysis. Lymphatic research and biology. 2017.
  • Ergin G, Karadibak D, Sener HO, Gurpinar B. Effects of Aqua-Lymphatic Therapy on Lower Extremity Lymphedema: A Randomized Controlled Study. Lymphatic research and biology. 2017;15(3):284-291.
  • Tidhar D, Drouin J, Shimony A. Aqua Lymphatic Therapy in Managing Lower Extremity Lymphedema. J Support Oncol. 2007;5:179–183.

 

  1. Attività fisico motoria in patologie linfatiche

Non appena al paziente viene diagnosticato il linfedema spesso viene chiesto in sede di visita quali comportamenti evitare e quali attività invece è consigliabile praticare.

Paradossalmente parlando, un paziente affetto da linfedema può muoversi in ogni modo, le capacità fisiche non mancano e la letteratura scientifica testimonia che in molti studi il paziente riesce a praticare l’ attività assegnata. Quindi, parlando in modo diretto, un paziente affetto, CON il suo linfedema può fare qualsiasi esercizio.

Tuttavia, la differenza tra attività motoria CON il linfedema e attività motoria PER il linfedema è abissale: di fondamentale importanza sono gli obbiettivi che desidero raggiungere. Nella patologie linfatiche l’ attività motoria deve inesorabilmente esser inserita nella fase di mantenimento per poter mantenere appunto i risultati e potenziarli, migliorandoli. Di fondamentale importanza è appunto far sì che il sistema linfatico rimanga sveglio e attivo (‘On&Active’).

Ad oggi l’ International Consensus ‘ Best Practice for the Management of lymphedema’ ci fornisce alcune informazioni fondamentali, che si sviluppano come importanti premesse al vasto argomento della terapia in acqua del paziente linfostatico:

1.1 Stabilità della condizione patologica: Linfedema Stabile: SI/N0

Si definisce Linfedema Stabile, quel linfedema che negli ultimi 3 mesi non ha necessitato di trattamento di mantenimento, non è stato affetto da infezioni che abbiano richiesto la somministrazione di antibiotici ( < 0 = a 1), non abbia subito modifiche (peggiorative o migliorative nelle Attività di vita quotidiana ed infine che il gonfiore dell’ arto (degli arti) non abbia superato il 10% del volume dello stesso.

 ILF, International Consensus  – Best Practice for the Management fo Lymphoedema, 2006

1.2 Uso della Compressione durante l’ attività motoria: SI/N0

Ad oggi il tema è molto discusso, e tutti gli esperti si trovano concordi che « […] a causa della vasta gamma di effetti che si possono verificare utilizzando la compressione durante l’ esecuzione degli esercizi, si dovrebbe consigliare l’utilizzo della compressione valutando ogni singolo caso. […] »

Singh BDisipio TPeake JHayes SC.  Systematic Review and Meta-Analysis of the Effects of Exercise for Those With Cancer-Related Lymphedema. 2016

1.3 Supervisione

L’ attività motoria dovrebbe esser sempre monitorata e somministrata da personale esperto e qualificato, in condizioni patologiche è ancor più importante che il paziente non sia lasciato a sé, ma che effettui un attività controllata supervisionata affichè il professionista possa correggere fin da subito movimenti, posizioni e gesti atletici specifici.

1.4 Gradualità dell’ esercizio fisico

Il concetto di Gradualità nell’ allenamento fisico motorio è bene che venga sempre gestito insieme ad un professionista poiché, come si diceva, alcuni fattori, come lo sforzo fisico possono peggiorare la condizione di linfedema. Tutte le attività vanno programmate con una gradualità via via maggiore

1.5 Ruolo della Contrazione muscolare

L’ esercizio fisico costituisce elemento utile alla funzionalità linfatica: la contrazione della muscolatura scheletrica costituisce una forza propulsiva primaria nei confronti del fluido linfatico producendo una compressione diretta dei collettori linfatici, inoltre induce variazioni della pressione intratoracica tramite la respirazione profonda e migliora i tessuti molli (Tessuto connettivo) riducendo l’ impatto della fibrosi tissutale.

Tartaglionea G, Pagana M, RubelloD. Intradermal lymphoscintigraphy at rest and after exercise: a new technique for the functional assessment of the lymphatic system in patients with lymphedema. 2010

Con queste premesse si possono identificare alcune attività motorie per le persone affette da linfedema che vengono considerate ‘Safe’, sicure poiché si basano su quelle che sono le caratteristiche specifiche delle tecniche manuali di drenaggio linfatico manuale, ovvero (Ritmo Lento, Sequenze specifiche e ripetitive, Direzione, Respirazione e Dolcezza-delicatezza nell’ approccio). Sia chiaro che con queste brevi righe antecendenti all’ elenco, non si vuole comunicare che queste saranno le uniche e sole attività che la persone potrà praticare nella sua vita.

Nello specifico si elencano:

  1. Nordic Walking
  2. Pilates
  3. Yoga
  4. Tai Chi
  5. Aqua Lymphatic Therapy

 

  1. Aqua Lymphatic Therapy (ALT) – the Tidhar Method ©

Il nostro legame con l’acqua è molto profondo e ci riporta indietro nel tempo, alle origini della vita sulla Terra ma anche alla nostra vita prenatale. Il nostro stesso corpo è costituito per due terzi di acqua e indubbiamente essa costituisce per noi un elemento indispensabile.

Ognuno di noi si muove in modo diverso e possiede abilità motorie differenti: questo accade anche in Acqua. Le regole che governano il movimento all’interno di un fluido sono conosciute e codificate, tuttavia morfotipi differenti hanno fattori di galleggiamento diversi ad esempio, e si comporteranno differentemente se immersi. Nonostante le caratteristiche fisiche soggettive che possono facilitare o no il movimento, l’acquaticità, intesa come confidenza che ognuno di noi ha con l’acqua, si costruisce con le nostre esperienze quotidiane e dipende dai fattori ambientali e sociali in cui cresciamo.

Tutti, comunque, riceviamo nuovi stimoli e proviamo nuove sensazioni trovandoci in questo ambiente.

Su queste premesse dobbiamo costruire la filosofia riabilitativa in acqua per il linfedema e per il lipedema.

 

Dorit Tidhar  è una fisioterapista nata in Israele che dal 1999 si è avvicinata alle patologie linfatiche, seguendo la formazione secondo la Scuola Casley Smith International fondata dal Dr John  and Dr Judith Casley-Smith. Nel 2003 Dorit presentò  il suo programma di esercizi in ambiente acquatico che denominò “Aqua Lymphatic Therapy (ALT). The Tidhar Method ©”.

Il programma di Aqua Lymphatic Therapy nasce come aiuto rivolto alle persone affette da patologie linfatiche, per mantenere e aumentare i risultati ottenuti con la tradizionale terapia di decongestione complessa. In letteratura scientifica sono presenti molteplici studi, molti dei quali curati da Dorit stessa che sostengono l’efficacia del metodo. Atttualmente Dorit si divide tra Israele e il Canada (Montreal) dove lavora sia come docente sia come fisioterapista presso la McGill University Health Centre’s Lymphedema Clinic. Lei cura i programmi riabilitativi che il team riabilitativo linfologico proporrà ai pazienti affetti da Linfedema e Lipedema.

Quindi risulta una metodica innovative nel panorama linfologico poichè mette insieme  le proprietà specifiche dell’ acqua che vedremo brevemente in seguito e le caratteristiche del drenaggio linfatico manuale come abbiamo accennato precedentemente. Nella tabella seguente si propone un riassunto schematico:

Elementi Anatomo-fisio-patologici

Principi Linfatici

Proprietà Acqua

Flusso Linfatico (1)

Cambiamento nella pressione Tissutale Totale

Pressione Idrostatica

Viscosità

Flusso Linfatico (2)

Trasporto Linfatico

Pressione Idrostatica

Viscosità

Direzione della Linfa (1)

Disto-prossimale e Prossimo-distale

Galleggiamento

Pressione Idrostatica

Direzione della Linfa (2)

Trasporto della linfa dall’ area affetta a quella sana

Viscosità

Galleggiamento

Pressione Idrostatica

Ritmo della linfa

Pulsazione del Linfangioni

Temperatura

Resistenza

 

  1. Caratteristiche del metodo e peculiarità

Vedremo brevemente alcune proprietà dell’acqua e dell’ immersione che sono utili a spiegare come gli stessi producano benefici sul linfedema:

Proprietà fisiche dell’acqua

  • Forza di galleggiamento/ Spinta idrostatica/ pressione idrostatica

La GALLEGGIABILITA’ (Galleggiamento) risponde al Principio di Archimede che “Un corpo parzialmente o totalmente immerso in un liquido riceve una spinta dal basso verso l’alto pari al peso del liquido spostato”. Quindi il vantaggio che la persona riceve è diretto: quando entra nell’acqua c’è un’immediata riduzione degli effetti della gravità sul corpo. La forza di galleggiamento dell’acqua diminuisce l’effettivo peso di un individuo in proporzione al grado di immersione: il carico assiale sulla colonna vertebrale e il peso che grava sulle articolazioni, in particolare sulle anche, sulle ginocchia e sulle caviglie, si riducono proporzionalmente all’aumentare della profondità di immersione. Quando il livello dell’acqua arriva al petto del soggetto, la forza peso è circa il 40% del peso totale del corpo, mentre quando arriva alla vita, ad esempio facendo salire il  paziente su un rialzo, il valore della forza peso aumenta approssimativamente al 60%. L’abilità a controllare le forze compressive sulle articolazioni, variando i gradi di immersione, è di primaria importanza nella prescrizione e nell’attuazione degli esercizi terapeutici. La ridotta coattazione articolare comporta una maggiore libertà e ampiezza dei movimenti, un minore sforzo muscolare, una riduzione (o l’assenza) di dolore durante il movimento, una diminuzione del carico ponderale e quindi un’aumentata facilitazione alla stazione eretta e alla deambulazione. Come già detto, se il peso specifico di un corpo è inferiore a 1 il corpo galleggia, mentre se è superiore affonda. Il corpo umano però non è formato da tessuti con peso specifico omogeneo: ad esempio quello del tessuto muscolare è circa 1, quello del tessuto adiposo è 0,8 e quello del tessuto osseo varia da 1,5 a 2. Queste informazioni andranno considerate nel momento in cui si creano classi di pazienti con caratteristiche fisiche e patologiche differenti ( esempio. Pazienti con linfedema e pazienti con lipedema).  Anche la distribuzione percentuale del peso del corpo non risulta omogenea, infatti circa il 63% è situato al di sopra del cingolo pelvico e solamente il 37% si trova al di sotto di esso. Le percentuali tendono comunque a variare a seconda dell’età e del sesso Inoltre, una maggiore quantità di aria nei polmoni influisce positivamente sul galleggiamento perché riduce il peso specifico complessivo del corpo immerso. Riassumendo, la galleggiabilità è la forza provocata dalla pressione idrostatica ed agente in direzione opposta a quella della forza di gravità. Un corpo nell’acqua è perciò soggetto a due forze opposte: la gravità, con punto di applicazione al centro di gravità del corpo, e la galleggiabilità, con punto di applicazione al centro di galleggiabilità (forza ascendente) che è il centro di gravità del liquido spostato. 

La PRESSIONE IDROSTATICA è una pressione uniforme che le molecole del fluido esercitano su ogni porzione della superficie di un corpo immerso; infatti la Legge di Pascal afferma che “la pressione idrostatica di un fluido viene esercitata equamente su tutte le porzioni della superficie di un corpo immerso”. Questa pressione è direttamente proporzionale alla densità e alla profondità del fluido. La pressione dell’acqua è avvertita maggiormente sul petto, dove si oppone all’espansione toracica sottoponendo la muscolatura inspiratoria a un lavoro contro resistenza. La pressione idrostatica, dunque, rende difficoltosa l’inspirazione ma favorisce l’espirazione. Inoltre migliora il reflusso venoso e linfatico, facilita il riassorbimento dei liquidi interstiziali, degli edemi, dei versamenti intrarticolari e mobilizza i tessuti superficiali (cute, adipe, tessuto muscolare). Un effetto molto importante della pressione idrostatica è la stimolazione dei recettori cutanei: il soggetto deve riuscire ad adattarsi a questa nuova situazione, che modifica le informazioni del sistema propriocettivo, percependo il movimento dei propri arti e del proprio corpo attraverso il sistema sensoriale esterocettivo.

Per comprender meglio, vediamo un esempio pratico. Se immergo in 1,50 m di acqua un uomo medio di 80 kg, alla caviglia avrò una pressione compresa tra i 120 e gli 80 mmHg. Utilizzando una classificazione RAL tedesca sappiamo che un tutore in 4 classe di compressione ha una pressione maggiore-uguale a 49 mmHg.

  • Viscosità e resistenza

Un’altra proprietà intrinseca all’acqua e molto importante nella rieducazione è la VISCOSITA’, ossia l’attrito interno tra le molecole del fluido che causa resistenza al suo scorrere. Ogni liquido che possiede un’alta viscosità, come un olio denso, scorre lentamente mentre un liquido con viscosità bassa, come l’acqua, scorre più rapidamente e offre una minor resistenza. Il coefficiente di viscosità è inversamente proporzionale alla temperatura del fluido. Un fluido in movimento può avere un flusso laminare, continuo e costante, oppure turbolento, disordinato e irregolare. La turbolenza si crea quando la velocità del flusso supera un certo valore critico. Il comportamento di un fluido è controllato dalla natura e dal ritmo del flusso, che può essere sia aerodinamico sia tumultuoso. Quando un oggetto si muove nell’acqua, si sviluppa una differenza di pressione dell’acqua tra le parti dell’oggetto. I gorghi si formano nella scia, in parte a causa dell’acqua intorno ai bordi, in parte per l’acqua dietro l’oggetto. Così, si ostacola la corrente della scia che tende a trattenere la parte posteriore dell’oggetto. Più veloce è il movimento, più veloce è la trazione e maggiore sarà la resistenza all’avanzamento. Se il movimento è improvvisamente invertito, trova opposizione nell’inerzia dell’acqua e si crea turbolenza. Similmente, se la scia colpisce la parete del recipiente, la ripercussione causa tumulto. Quando per un oggetto stretto che si muove nell’acqua il distacco delle linee aerodinamiche è limitato o nullo, vi è scarsa agitazione dell’acqua e l’oggetto viene definito “aerodinamico”. Quando un corpo non aerodinamico si muove nell’acqua, c’è maggiore formazione di onda e conseguentemente una maggiore resistenza al suo movimento. La turbolenza può essere usata come una forma di resistenza agli esercizi in piscina. Più veloce è il movimento, maggiore è la turbolenza, e perciò un esercizio può essere migliorato aumentando la velocità di esecuzione.  Galleggianti a racchette possono essere aerodinamici o no, al fine di modificare la resistenza al movimento: una ridotta superficie in movimento contro l’acqua offre poca resistenza, mentre una superficie piatta offre la massima resistenza all’acqua. Un esercizio può perciò essere reso più difficile cambiando un corpo aerodinamico in uno non aerodinamico.

La Resistenza di un liquido è la forza che ostacola l’avanzamento di un corpo nel liquido stesso poiché quest’ ultimo deve spezzare la tensione superficiale dello specifico fluido ; dipende dalla sua viscosità, dal regime di flusso (laminare o turbolento) e dalla sezione del corpo immerso. Se la sezione del corpo è stretta viene definito aerodinamico, se è larga non aerodinamico. Quando un corpo si muove in un fluido, si vengono a creare differenti pressioni nella parte anteriore rispetto a quella posteriore: la pressione aumenta anteriormente e diminuisce posteriormente, dove si genera un’area di depressione comunemente detta “scia”. Secondo J. E. Counsilman (1987) ci sono tre diversi tipi di resistenza: 1) FRONTALE, offerta da qualunque parte del corpo che incontra l’acqua durante il movimento; 2) RISUCCHIO, resistenza contrapposta a quella frontale che si forma nella zona di depressione (pressione negativa); 3) ATTRITO DI SUPERFICIE, resistenza data dal sottile strato di acqua che incontra la cute man mano che questo fluido scorre lungo il corpo.  Ci sono almeno due vantaggi principali nell’usare la resistenza dell’acqua per il rafforzamento: • L’acqua agisce come una resistenza accomodante perché eguaglia la forza applicata dal soggetto e quindi la probabilità di un peggioramento o di un nuovo infortunio si riduce moltissimo. • L’acqua agisce come una resistenza variabile perché è possibile modificare la velocità del movimento dell’arto durante ogni ripetizione del gesto.

  • Temperatura

Nel corpo umano è necessario che il calore prodotto con i processi metabolici di base e con l’attività muscolare possa essere ceduto all’esterno, per evitare che la temperatura interna salga eccessivamente e provochi conseguenze negative sull’organismo. La perdita di calore avviene attraverso le vie respiratorie e, soprattutto, attraverso la cute con la sudorazione. Per avere una perdita di calore sopportabile per tempi relativamente lunghi, quanto quelli di una seduta riabilitativa (che dura dai 20 ai 45 minuti), la temperatura dell’acqua deve essere compresa tra i 29 e i 33°C.

Nello specifico alcuni studi effettuati dalla dott. Ssa Tidhar e il suo gruppo di lavoro, mostra come una temperatura maggiore di 33 gradi provochi un peggioramento delle componenti edematose negli arti affetti.

Caratteristiche della Vasca

Le caratteristiche tecniche essenziali di una piscina riabilitativa sono funzionali non solo alla terapia in acqua ma soprattutto alla gestione del paziente nell’ ambiente specifico: Il terapista infatti dovrà assistere e istruire il paziente per l’intero tempo che egli trascorre negli ambienti della piscina, quindi non solo la vasca riabilitativa. Per questo motivo il paziente andrà accompagnato ed educato già negli spogliatoi, nella vasca e negli ambienti che li collegano:

Le caratteristiche specifiche della piscina pertanto sono:

  • SUPERFICIE: la piscina deve essere grande abbastanza da permettere al soggetto di progredire durante tutto il suo completo programma;
  • PROFONDITA’: variabile tra 100 cm e 220 cm, così da permettere l’applicazione di tutte le metodiche riabilitative;
  • GESTIONE DEL TRATTAMENTO: ergonomia per l’operatore, confortevole e sicura per il paziente (altezza perimetrale 70-90 cm);
  • ATTREZZATURE DI SUPPORTO: igieniche (non legno, solo plastica, gomma, foam e tutte quei materiali facilmente disinfettabili e non vanno incontro ad usura rapida), facili da usare per il paziente, che facilitino la gestione tecnica della patologia. La profondità di ciascuna vasca e la temperatura dell’acqua condizionano le scelte terapeutiche: difficilmente sarà possibile far svolgere al soggetto esercizi di rilassamento in acqua a 26°C o riprendere la deambulazione in una vasca profonda 80 cm. E’ di fondamentale importanza che in un impianto per la riabilitazione in acqua non ci siano barriere architettoniche di alcun tipo, in modo che il paziente e gli accompagnatori non incontrino ostacoli (gradini, strettoie, etc.) nell’ingresso, lungo i corridoi, attraverso i diversi accessi (porte), negli spogliatoi, nelle docce e nel passaggio al piano vasca.

 

  1. Indicazioni, Controindicazioni, Precauzioni

           INDICAZIONI

  • Linfedema Primario e secondario
  • Lipedema
  • Edema di natura Ortopedica
  • Edema in Patologie Neurologiche
  • Edema in Patologie Vascolari e Flebologiche
  • Stasi Veno-linfatica  

 

           CONTROINDICAZIONI

  • Infezioni in Atto
  • Chemioterapia e Metastasi
  • Cute lesionata e/o non integra
  • Reazioni allergiche a prodotti chimici presenti in piscina (Cloro)
  • Incontinenza
  • Insufficienza Cardiaca non compensata
  • Insufficienza Renale
  • Epilessia e patologie neurologiche che non permettano controllo motorio autonomo
  • Gravidanza a rischio o problematica

 

           PRECAUZIONI

  •  Paziente fuori allenamento
  •  Fare attenzioni a pregressi interventi chirurgici recenti
  •  Piccole ferite o piccoli siti chirurgici
  •  Problemi comportamentali
  •  Paura dell’ Acqua e incapacità di nuotare
  •  Materiali per piscina – spogliatoio – igiene ( Self Care)

 

  1. Trattamento ALT : svolgimento di una terapia

Di seguito si propone in modo schematico lo svolgimento di una terapia tipo

  • (10 Min) Presa misure iniziali prima del trattamento
  • (10 Min) Lavoro in Acqua su distretti anatomici Prossimali
  • (10 Min) Respirazioni ed Automassaggio
  • (20 Min) Lavoro in Acqua su distretti anatomici Distali ed esercizi con arto immerso in profondità
  • (5 Min) Lavoro dal lato con Linfedema al lato controlaterale
  • (5 Min) Immersioni  
  • (10 Min) Presa misure finali dopo il trattamento
  • (15 Min) Idratazione e Bendaggio Elastocompressivo / Tutore

 

Sarà premura del professionista sanitario esser in grado di adattare la terapia ALT a tutte quelle condizioni particolari, specifiche che caratterizzano il paziente come ad esempio il linfedema bilaterale, il linfedema delle zone genitali, obesità, convivenza di pluripatologie, ROM limitato, Debolezze muscolari, e fenomeni quali il Cording o Axillary Web Syndrome

 

Perché é importante prendere le misure ?

Prender le misure diventa fondamentale per la corretta gestione del paziente e delle sue terapie. Questo obiettivo si articola in svariati punti che vediamo riassunti di seguito:

  1. Posso effettuare una valutazione del paziente, in modo oggettivo, ripetibile e quantificabile. Questo mi permette quindi di capire le modificazioni che sono avvenute in un arto.
  2. La presa misure mi consente di definire degli obiettivi. Con i numeri alla mano, gli obiettivi da raggiungere saranno programmati in modo più realistico.
  3. Un foglio con le misure mi permette una lettura obiettiva dei risultati e della situazione che sto trattando.
  4. Prendere decisioni per modificare e/o integrare il programma riabilitativo non è mai semplice, soprattutto in seguito ad un peggioramento dell’ edema ma con i numeri precisi delle misure si può far capire al paziente in che direzione ci si vuole muovere per migliorare.
  5. Le misure mi servono quando si parla con il medico per mostrare non solo i progressi, ma per dare un feedback del trattamento. Parlare con numeri rende le valutazioni precise.

 

Sebbene il Gold Standard per la misurazione del volume degli arti linfedematosi sia ad oggi il Volumometro, esistono moltissime tecniche che permettono una misurazione più o meno affidabile di un arto. Si ricordano ad esempio l’ impedenziometro, la misurazione 3D, il perometro e il Tonometro.

Tuttavia il metodo più veloce, facile da apprendere e da somministrare e con una affidabilità ckllinica abbastanza valida è la misurazione con il centrimetro (metro da sarta), sarà sufficiente che l’ operatore sia a conoscenza del proprio margine di errore standardizzato (SEM).

Una volta raccolte tutte le circonferenze, verranno inserite in tabelle (cartacee o informatizzate) in modo da creare un allegato alla cartella clinica del paziente per poter poi sia visivamente sia tramite supporti infirmatici ottenere informazioni relative al miglioramento-peggioramento dell ‘arto, non solo prima e dopo la terapia , ma anche nel lungo periodo.

In conclusione, possiamo concordare che sebbene la terapia del linfedema abbia in ogni soggetto un risultato differente, che varia a seconda di molteplici fattori individuali e tecnici, i pazienti sono invitati a praticare in modo costante un’ attività fisico-motoria che diventa uno stimolo sia per il corpo in generale ma di fondamentale importanza se di fronte a condizioni patologiche croniche di linfedema primario, secondario o associato.

Conoscere quali attività sono consideraste sicure per un paziente affetto, evita peggioramenti della condizione e soprattutto non si rischia di incorrere in complicanze.

Affidarsi a personale sanitario e sportivo esperto, che conosce la patologia è sicuramente il primo step per poter scegliere in sicurezza come imparare a gestire correttamente la patologia, ma soprattutto per inserirla nella routine di tutti i giorni e nella vita ‘ normale’ che ogni persona con linfedema merita.

 

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