a cura di Chiara Bertocco, fisioterapista del Gvdr

Perchè in Acqua?
Il nostro legame con l’acqua è molto profondo e ci riporta indietro nel tempo, alle origini della vita sulla Terra ma anche alla nostra vita prenatale. Il nostro stesso corpo è costituito per due terzi di acqua e indubbiamente essa costituisce per noi un elemento indispensabile.
Ognuno di noi si muove in modo diverso e possiede abilità motorie differenti: questo accade anche in Acqua. Le regole che governano il movimento all’interno di un fluido sono conosciute e codificate.
Un corpo fluttuante nell’acqua si dice che è galleggiante. Lo stato di equilibrio si ottiene quando le forze agenti sul corpo (forza di gravità e spinta di galleggiamento) si annullano e il loro punto di applicazione è sullo stesso asse. Se le forze non sono uguali, il corpo immerso si sposterà nella direzione in cui agisce la forza maggiore; se i punti di applicazione delle forze non agiscono sullo stesso asse, si può creare un momento rotatorio, che porta il corpo a cercare una posizione di equilibrio stabile.

L’equilibrio di un corpo è stabile quando il centro di gravità è sotto il centro di galleggiamento.

Il valore di galleggiamento che una persona possiede è determinato dal proprio peso specifico ed è indicato dal volume delle parti del corpo affioranti. Di conseguenza, morfotipi differenti hanno fattori di galleggiamento diversi e si comporteranno differentemente se immersi. Nonostante le caratteristiche fisiche soggettive che possono facilitare o no il movimento, l’acquaticità, intesa come confidenza che ognuno di noi ha con l’acqua, si costruisce con le nostre esperienze quotidiane e dipende dai fattori ambientali e sociali in cui cresciamo. Tutti, comunque, riceviamo nuovi stimoli e proviamo nuove sensazioni trovandoci in questo ambiente.

Il termine idroterapia deriva dall’ unione delle parole greche hydor (acqua) e therapeia (guarigione). L’acqua ha sempre avuto una forte valenza aggregante nella storia della civiltà umana: basta pensare ad esempio ai fiumi che mettono in comunicazione città e paesi diversi o al mare che, bagnando varie nazioni, ha permesso scambi commerciali e culturali. Non si sa con precisione quando l’acqua fu usata per la prima volta per scopi curativi, ma si sa che Ippocrate (460-375 a.C.) usava i bagni di contrapposizione (acqua calda e fredda) nel trattamento di malattie. L’ impiego delle acque termali per idroterapia, nel bacino del Mediterraneo, era conosciuto fin dai tempi antichi, come evidenziato dai reperti archeologici, dalle testimonianze letterarie e scientifiche, dalle numerose epigrafi. L’acqua per scopi ricreativi e curativi fu largamente usata ad esempio dai Romani. La riconosciuta efficacia terapeutica delle acque non solo termali ha infatti comportato il loro inserimento nel sistema sanitario nazionale e nei livelli essenziali di Assistenza. E’ solo negli anni 50, in Inghilterra che l’utilizzo terapeutico dell’acqua esce dal contesto termale; da allora, in tutto il mondo occidentale si sono moltiplicati i centri di riabilitazione che prevedono l’utilizzo di vasche terapeutiche.

La terapia in acqua ha assunto quindi un ruolo fondamentale a fianco delle altre possibilità di trattamento. Il trattamento in acqua rappresenta una forma di terapia coadiuvante non esclusiva, inserita nel capitolo della rieducazione motoria.

Quali sono i benefici della terapia in Acqua?

L’esercizio in acqua comporta diversi effetti terapeutici:

1) EFFETTO ANTALGICO E MIORILASSANTE: il calore dell’acqua provoca una reazione neuro-ormonale che prevede la liberazione, da parte dell’ipofisi, di endorfine (sostanze simili chimicamente alla morfina): analgesici interni che si liberano nelle situazioni in cui avviene un trauma. Una volta alleviato il dolore il soggetto riesce a muoversi con maggiore agilità e la serie dei movimenti terapeutici può aumentare. Il calore dell’acqua attraverso uso corretto della temperatura, diventa importante anche per trattare le tensioni-dolori muscolari, in modo da interrompere il circolo vizioso: dolore- contrattura muscolare- danno tissutale.

2) MIGLIORAMENTO DELLA MOBILITA’ ARTICOLARE: l’effetto antalgico e miorilassante associato all’immersione in acqua, che provoca la riduzione delle forze compressive sulle articolazioni e quindi una sensazione di leggerezza che permette al paziente di muovere le sue articolazioni più liberamente e con uno sforzo minore rispetto allo stesso movimento eseguito sulla terra, comporta un miglioramento della mobilità articolare; quest’ultima rappresenta il primo obiettivo che il rieducatore si pone nel percorso di recupero funzionale completo, sia esso post post-trauma, post-intervento chirurgico o in eventuali altre condizioni dolorose algiche.

3) MIGLIORAMENTO DELLO STATO DELLE CUTE E DELLA CIRCOLAZIONE: il calore dell’acqua dilata anche i vasi sottocutanei ed aumenta l’afflusso di sangue alla pelle, migliorando così lo stato della cute, specie nei soggetti che hanno una circolazione periferica debole; non appena il sangue raggiunge i muscoli, la loro temperatura aumenta ed essi si contraggono più facilmente e con una funzione migliorata. Con la ripresa precoce dell’esercizio in acqua migliora anche la forma cardiorespiratoria. Per bilanciare la maggior vasodilatazione arteriosa aumenta anche la gittata cardiaca e il ritorno venoso (in senso caudo-craniale).

4) MIGLIORAMENTO DELLA DEAMBULAZIONE: unitamente agli effetti del calore, il galleggiamento permette di compiere un numero maggiore di movimenti possibili. Infatti, grazie alla spinta di galleggiamento, il soggetto con difficoltà di deambulazione prende fiducia ed inizia a camminare in piscina prima di quanto non possa farlo sulla terra.

5) RIEDUCAZIONE MUSCOLARE E TROFISMO: la resistenza offerta dall’acqua permette al rieducatore di impostare un programma graduale di esercizi per il rinforzo muscolare, senza creare stress alle articolazioni. Una progressione graduale dell’esercizio si può ottenere usando il galleggiamento prima per sostenere il movimento, poi come supporto e infine come resistenza. Ogni variazione dell’esercizio può essere modificata dall’uso di galleggianti, dalla variazione della lunghezza della leva e del peso applicato all’arto interessato al movimento, dal cambio della velocità di esecuzione del movimento e dalla creazione di turbolenza. Man mano che la forza muscolare aumenta, gli esercizi possono essere migliorati in intensità, in modo da ottenere la massima reazione dei muscoli.

6) SIMMETRIA DEL MOVIMENTO: molto spesso gli arti dell’emisoma sano, soprattutto in pazienti che convivono con un linfedema monolaterale, vengono sovraccaricati e sottoposti a compensi posturali, a causa del dolore e delle limitazioni funzionali dell’emisoma patologico. A lungo andare, questa situazione provoca infiammazione, dolore e affaticamento anche degli arti sani. Grazie allo scarico ponderale che si verifica in acqua, il soggetto riesce a compiere degli esercizi che permettono un lavoro globale e simmetrico, in modo da evitare dannosi sovraccarichi e/o compensi.

7) AUMENTO DELLE AFFERENZE ESTEROCETTIVE: la pressione idrostatica provoca un “effetto guanto” sulle porzioni del corpo immerse in acqua; quest’effetto, unito al galleggiamento, stimola i recettori cutanei della pelle e genera un fenomeno di feedback al soggetto. Tutto ciò induce miglioramenti nella capacità di coordinazione.

8) EFFETTI PSICOLOGICI: sono determinati dalla libertà di movimento, dalla sicurezza e dal senso di protezione avvertiti in acqua e dal recupero di alcune capacità funzionali che spesso si credevano perse, con il conseguente aumento dell’autostima. Tutto ciò determina nel soggetto il desiderio di muoversi, che diventa il preludio alla ripresa della funzione persa. Dopo questa breve elencazione si può affermare che, con l’immersione in acqua, il sistema muscolo-tendineo, cardiocircolatorio e linfatico reagiscono con una risposta adattiva agli stimoli meccanici e calorici, che determinano azioni sulla nutrizione tissutale, sul sistema cardiovascolare, sul ricambio idrico-salino, sul flusso ematico distrettuale, sull’apertura di numerosissimi capillari linfo-venosi e sul maggior scambio dei liquidi fra il settore intra ed extra cellulare.

Fisiologia Umana in Acqua

Principi fisici e (termo)dinamici dell’acqua
La riabilitazione in acqua è una tecnica raffinata che nasce dall’ esperienza rieducativa a secco; integrandole esse si completano a vicenda e perfezionano l’esito finale nel paziente, pertanto deve necessariamente esser studiata e applicata solo dopo aver compreso e acquisito le sue potenzialità, altrimenti si rischia di vanificare l’efficacia terapeutica della stessa.

Per poter capire e successivamente utilizzare a pieno i principi dell’idrokìnesiterapia è necessario acquisire e comprendere in modo esaustivo le proprietà fisiche dell’acqua, in relazione al concetto di materia.

Per MATERIA si intende qualsiasi cosa che occupa spazio e che è composta di molecole, a loro volta costituite da atomi. Gli stati di aggregazione della materia in natura sono tre e l’acqua esiste in tutti e tre gli stati: allo stato solido (ghiaccio) quando la temperatura è inferiore a 0°C, allo stato liquido quando la temperatura è compresa tra 0°C e 100°C, allo stato gassoso (vapore) quando si ha una temperatura superiore ai 100°C. Come tutte altre le forme della materia, l’acqua ha determinate proprietà fisiche che includono: massa, densità, forza peso, peso specifico, galleggiabilità, pressione idro-statica, tensione superficiale, rifrazione, viscosità e calore.

MASSA
La Massa è la quantità di materia di un corpo (espressa in Kg); sia in presenza di gravità sia in sua assenza, la massa di un corpo rimane immutata.

FORZA PESO
La forza peso è la forza con cui un corpo è attratto verso il centro della Terra dall’accelerazione di gravità. Si esprime con la relazione F=m•g dove g è l’accelerazione di gravità (9,8 m/s2 ) e m la massa gravitazionale del corpo. L’unità di misura internazionale della forza peso è il Newton (N), pari a 1 Kg•1 m/s2 . Mentre la massa di un corpo rimane immutata, il peso di un corpo dipende invece dall’accelerazione di gravità alla quale è sottoposto.

DENSITA’
La Densità è il rapporto tra la massa di un corpo ed il suo volume, la sua unità di misura internazionale è il Kg/m3. E’ una proprietà fisica fondamentale per definire il galleggiamento e varia con la temperatura: nell’acqua la densità assume il suo valore massimo di 1000 Kg/m3 a circa 4°C; diminuendo la temperatura verso gli 0°C, la densità diminuisce gradualmente, finchè allo stato solido (ghiaccio) si ha un valore di circa 920 Kg/m3. Di conseguenza il ghiaccio, avendo una densità minore, galleggia. Il corpo umano ha una densità media in inspirazione di 950 Kg/m3, che aumenta con l’espirazione. Le donne (specialmente se affetta da patologie del tessuto adiposo) e gli anziani, hanno una densità minore, le prime a causa della maggior quantità di massa grassa, i secondi per la ridotta massa ossea.

PESO SPECIFICO (o DENSITA’ RELATIVA)
Il Peso Specifico è il rapporto tra il peso di un corpo e il suo volume, la sua unità di misura è N/m3 . Il peso specifico dell’acqua pura è 1; un corpo con densità relativa minore di 1 galleggia, uno con densità maggiore di 1 affonda. Tra i principi di dinamica in acqua che l’idroterapia deve studiare ed applicare, quelli della galleggiabilità (Principio di Archimede) e della pressione idrostatica (Legge di Pascal) sono i più importanti.

La GALLEGGIABILITA’ (Galleggiamento) risponde al Principio di Archimede che “Un corpo parzialmente o totalmente immerso in un liquido riceve una spinta dal basso verso l’alto pari al peso del liquido spostato”. Quindi il vantaggio che la persona riceve è diretto: quando entra nell’acqua c’è un’immediata riduzione degli effetti della gravità sul corpo. La forza di galleggiamento dell’acqua diminuisce l’effettivo peso di un individuo in proporzione al grado di immersione: il carico assiale sulla colonna vertebrale e il peso che grava sulle articolazioni, in particolare sulle anche, sulle ginocchia e sulle caviglie, si riducono proporzionalmente all’aumentare della profondità di immersione. Quando il livello dell’acqua arriva al petto del soggetto, la forza peso è circa il 40% del peso totale del corpo, mentre quando arriva alla vita, ad esempio facendo salire il paziente su un rialzo, il valore della forza peso aumenta approssimativamente al 60%. L’abilità a controllare le forze compressive sulle articolazioni, variando i gradi di immersione, è di primaria importanza nella prescrizione e nell’attuazione degli esercizi terapeutici. La ridotta coattazione articolare comporta una maggiore libertà e ampiezza dei movimenti, un minore sforzo muscolare, una riduzione (o l’assenza) di dolore durante il movimento, una diminuzione del carico ponderale e quindi un’aumentata facilitazione alla stazione eretta e alla deambulazione. Come già detto, se il peso specifico di un corpo è inferiore a 1 il corpo galleggia, mentre se è superiore affonda. Il corpo umano però non è formato da tessuti con peso specifico omogeneo: ad esempio quello del tessuto muscolare è circa 1, quello del tessuto adiposo è 0,8 e quello del tessuto osseo varia da 1,5 a 2. Anche la distribuzione percentuale del peso del corpo non risulta omogenea, infatti circa il 63% è situato al di sopra del cingolo pelvico e solamente il 37% si trova al di sotto di esso. Le percentuali tendono comunque a variare a seconda dell’età e del sesso Inoltre, una maggiore quantità di aria nei polmoni influisce positivamente sul galleggiamento perché riduce il peso specifico complessivo del corpo immerso; quando quest’ultimo sta galleggiando il rapporto delle parti sommerse con quelle fuori dall’acqua è 95:5. Riassumendo, la galleggiabilità è la forza provocata dalla pressione idrostatica ed agente in direzione opposta a quella della forza di gravità. Un corpo nell’acqua è perciò soggetto a due forze opposte: la gravità, con punto di applicazione al centro di gravità del corpo, e la galleggiabilità, con punto di applicazione al centro di galleggiabilità (forza ascendente) che è il centro di gravità del liquido spostato.

La PRESSIONE IDROSTATICA è una pressione uniforme che le molecole del fluido esercitano su ogni porzione della superficie di un corpo immerso; infatti la Legge di Pascal afferma che “la pressione idrostatica di un fluido viene esercitata equamente su tutte le porzioni della superficie di un corpo immerso”. Questa pressione è direttamente proporzionale alla densità e alla profondità del fluido. La pressione dell’acqua è avvertita maggiormente sul petto, dove si oppone all’espansione toracica sottoponendo la muscolatura inspiratoria a un lavoro contro resistenza. La pressione idrostatica, dunque, rende difficoltosa l’inspirazione ma favorisce l’espirazione. Inoltre migliora il reflusso venoso e linfatico, facilita il riassorbimento dei liquidi interstiziali, degli edemi, dei versamenti intrarticolari e mobilizza i tessuti superficiali (cute, adipe, tessuto muscolare). Un effetto molto importante della pressione idrostatica è la stimolazione dei recettori cutanei: il soggetto deve riuscire ad adattarsi a questa nuova situazione, che modifica le informazioni del sistema propriocettivo, percependo il movimento dei propri arti e del proprio corpo attraverso il sistema sensoriale esterocettivo.

Un’altra proprietà intrinseca all’acqua e molto importante nella rieducazione è la VISCOSITA’, ossia l’attrito interno tra le molecole del fluido che causa resistenza al suo scorrere. Ogni liquido che possiede un’alta viscosità, come un olio denso, scorre lentamente mentre un liquido con viscosità bassa, come l’acqua, scorre più rapidamente e offre una minor resistenza. Il coefficiente di viscosità è inversamente proporzionale alla temperatura del fluido. Un fluido in movimento può avere un flusso laminare, continuo e costante, oppure turbolento, disordinato e irregolare. La turbolenza si crea quando la velocità del flusso supera un certo valore critico. Il comportamento di un fluido è controllato dalla natura e dal ritmo del flusso, che può essere sia aerodinamico sia tumultuoso. La corrente turbolenta è prodotta quando la velocità del flusso aumenta oltre un certo livello di velocità critica. Il flusso turbolento è caratterizzato da un movimento disordinato del fluido, che modifica il movimento in ogni punto fissato. Esso avviene per traiettorie irregolari senza carattere di continuità o periodicità e con velocità variabile. I movimenti rotatori occasionali così creati vengono chiamati vortici. La resistenza di attrito generata dal moto turbolento è maggiore di quella generata dalla linea della corrente aerodinamica.  Quando un oggetto si muove nell’acqua, si sviluppa una differenza di pressione dell’acqua tra le parti dell’oggetto. I gorghi si formano nella scia, in parte a causa dell’acqua intorno ai bordi, in parte per l’acqua dietro l’oggetto. Così, si ostacola la corrente della scia che tende a trattenere la parte posteriore dell’oggetto. Più veloce è il movimento, più veloce è la trazione e maggiore sarà la resistenza all’avanzamento. Se il movimento è improvvisamente invertito, trova opposizione nell’inerzia dell’acqua e si crea turbolenza. Similmente, se la scia colpisce la parete del recipiente, la ripercussione causa tumulto. Quando per un oggetto stretto che si muove nell’acqua il distacco delle linee aerodinamiche è limitato o nullo, vi è scarsa agitazione dell’acqua e l’oggetto viene definito “aerodinamico”. Quando un corpo non aerodinamico si muove nell’acqua, c’è maggiore formazione di onda e conseguentemente una maggiore resistenza al suo movimento. La turbolenza può essere usata come una forma di resistenza agli esercizi in piscina. Più veloce è il movimento, maggiore è la turbolenza, e perciò un esercizio può essere migliorato aumentando la velocità di esecuzione.  Galleggianti a racchette possono essere aerodinamici o no, al fine di modificare la resistenza al movimento: una ridotta superficie in movimento contro l’acqua offre poca resistenza, mentre una superficie piatta offre la massima resistenza all’acqua. Un esercizio può perciò essere reso più difficile cambiando un corpo aerodinamico in uno non aerodinamico. La scia è un’area di pressione ridotta dietro un oggetto in movimento dentro l’acqua. Se un altro oggetto è posto nella scia, si muoverà molto più facilmente nell’acqua. Infatti, camminare dietro un’altra persona, anziché precederla, è molto più facile sfruttando la sua scia. Così, quando si sta rieducando un paziente a camminare in piscina, è bene che all’inizio un fisioterapista cammini davanti al paziente per facilitarlo nell’avanzamento. Nell’acqua è più facile nuotare che camminare perché il corpo è più affusolato quando sta nuotando.

RESISTENZA
La Resistenza di un liquido è la forza che ostacola l’avanzamento di un corpo nel liquido stesso poiché quest’ ultimo deve spezzare la tensione superficiale dello specifico fluido; dipende dalla sua viscosità, dal regime di flusso (laminare o turbolento) e dalla sezione del corpo immerso. Nel flusso laminare la resistenza è proporzionale alla velocità, in quello turbolento è proporzionale al quadrato della velocità. Se la sezione del corpo è stretta viene definito aerodinamico, se è larga non aerodinamico. Quando un corpo si muove in un fluido, si vengono a creare differenti pressioni nella parte anteriore rispetto a quella posteriore: la pressione aumenta anteriormente e diminuisce posteriormente, dove si genera un’area di depressione comunemente detta “scia”. Secondo J. E. Counsilman (1987) ci sono tre diversi tipi di resistenza: 1) FRONTALE, offerta da qualunque parte del corpo che incontra l’acqua durante il movimento; 2) RISUCCHIO, resistenza contrapposta a quella frontale che si forma nella zona di depressione (pressione negativa); 3) ATTRITO DI SUPERFICIE, resistenza data dal sottile strato di acqua che incontra la cute man mano che questo fluido scorre lungo il corpo.  Ad una situazione di accelerazione iniziale le resistenze (frontale, attrito di superficie, risucchio) determinano un freno al movimento (isocinesi), permettendo perciò di spaziare su più piani dell’articolarità; questo comporta una libertà di movimento estremo in massima sicurezza. Inoltre, l’acqua calda e la guida del riabilitatore permettono di vincere da un lato il dolore e la contrattura antalgica, dall’altro la paura di danneggiare i tessuti in eventuale via di guarigione.  Ci sono almeno due vantaggi principali nell’usare la resistenza dell’acqua per il rafforzamento: • L’acqua agisce come una resistenza accomodante perché eguaglia la forza applicata dal soggetto e quindi la probabilità di un peggioramento o di un nuovo infortunio si riduce moltissimo. • L’acqua agisce come una resistenza variabile perché è possibile modificare la velocità del movimento dell’arto durante ogni ripetizione del gesto.

RIFRAZIONE
La Rifrazione è descritta come il curvarsi di un raggio di luce nel passare da un mezzo a densità maggiore a un mezzo a densità minore e viceversa. Quando un raggio passa da un mezzo più rarefatto a uno più denso, come dall’aria all’acqua, esso si piega verso una linea perpendicolare al piano di separazione; al passaggio nella direzione opposta, da un mezzo più denso a uno più rarefatto, il raggio devia allontanandosi dalla citata linea perpendicolare. Consideriamo un raggio di luce riflesso dal fondo della piscina. Il raggio sarà deviato lontano dalla linea perpendicolare perché passa dall’acqua all’aria; una parte del corpo appare spostata perché l’osservatore considera quei fasci di luce (che creano l’immagine) su una linea retta. La piscina, perciò, sembra essere meno profonda di quanto sia in realtà. Gli arti del paziente appaiono distorti, quelli parzialmente sommersi sembrano essere piegati lontano dalla linea perpendicolare. Questo significa che il movimento delle articolazioni può essere difficile da osservare.

Come ultima, ma non meno importante, proprietà dell’acqua cito la CONDUCIBILITA’ TERMICA, capacità del fluido di condurre il calore, venticinque volte superiore a quella dell’aria. I tre meccanismi di propagazione del calore sono: 1) CONDUZIONE, ovvero il flusso di energia termica attraverso la materia dovuto alle collisioni molecolari; 2) CONVEZIONE, ossia il trasporto di calore provocato dal moto di grandi quantità di materia; 3) IRRAGGIAMENTO, ovvero il trasporto di energia termica da parte di onde elettromagnetiche. Nel corpo umano è necessario che il calore prodotto con i processi metabolici di base e con l’attività muscolare possa essere ceduto all’esterno, per evitare che la temperatura interna salga eccessivamente e provochi conseguenze negative sull’organismo. La perdita di calore avviene attraverso le vie respiratorie e, soprattutto, attraverso la cute con la sudorazione. Per avere una perdita di calore sopportabile per tempi relativamente lunghi, quanto quelli di una seduta riabilitativa (che dura dai 20 ai 45 minuti), la temperatura dell’acqua deve essere vicina a quella della cute, ovvero tra i 30 e i 32°C. 17 Se si prevede che i tempi di immobilità, durante la seduta di idrokinesiterapia, saranno pochi o assenti si può lavorare anche a 28-29°C.

Chi può accedere alle attività e trattamenti in piscina?

L’attività in acqua è indicata per un numero considerevole di utenti poiché, oltre alla riabilitazione e al recupero di una funzione o di un arto, offre la possibilità di prevenire eventuali disturbi. È noto come una moderata ma costante attività fisica possa aiutare a prevenire malattie e contrastare i sintomi di patologie idiopatiche croniche.

Per poter accedere ai trattamenti e servizi in piscina è obbligatoria una visita fisiatrica presso uno dei centri GVDR: in sede di visita il medico fisiatra prescriverà il trattamento personalizzato più idoneo al paziente.

L’attività in acqua è consigliata, ad esempio, nei seguenti casi:

  • esiti di fratture, distorsioni, esiti di lussazioni;
  • esiti di interventi chirurgici, di protesi articolari, artroscopie;
  • patologie infiammatorie a carico delle articolazioni;
  • patologie ortopediche e del sistema muscolo scheletrico
  • dolori artrosici;
  • patologie neurologiche dell’ adulto e del bambino;
  • linfedema, lipedema e patologie vascolari;
  • dorsolombalgie e cervicalgie;
  • osteoporosi grave;
  • preparazione muscolare in vista di interventi chirurgici;
  • esercizio terapeutico per calo ponderale.

Le piscine di GVDR

 

 

GVDR mette a disposizione dei propri utenti due piscine riabilitative:

  • Piscina “piccola” (5 x 6 metri), attrezzata con seggiolino per disabili, spalliera, indicata per trattamenti individuali.
  • Piscina “grande” (16x6 metri), indicata per attività di gruppo, dotata di ogni facilitazione per l’utenza.

 

Presso le piscine è possibile effettuare sedute terapeutiche individuali e di gruppo: https://www.gvdr.it/prestazioni/riabilitazione-in-acqua/

 

 

 

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